Rischio Paese

Premessa

In questa sezione sono illustrati i principali rischi ai quali è esposto il Gruppo nell’ordinaria gestione delle attività industriali. Per la descrizione dei rischi finanziari (mercato, controparte e liquidità) si rinvia alla nota n. 35 “Garanzie, impegni e rischi” del Bilancio consolidato.

Rischio Paese

Una parte notevole delle riserve di idrocarburi Eni sono situate in Paesi al di fuori dell’Unione Europea e dell’America Settentrionale, principalmente in Africa, Asia Centrale e America Centrale. Tali Paesi sono caratterizzati per ragioni storiche e culturali da un minore grado di stabilità politica, sociale ed economica rispetto ai Paesi sviluppati dell’OCSE. Al 31 dicembre 2013 circa il 78% delle riserve certe di idrocarburi di Eni erano situate nei Paesi non OCSE. Analogamente, una parte notevole degli approvvigionamenti di gas di Eni proviene da Paesi al di fuori dell’Unione Europea o dell’America Settentrionale. Nel 2013 circa il 62% delle forniture di gas naturale di Eni proveniva da tali Paesi.

Il rischio Paese identifica il rischio che evoluzioni del quadro politico, disordini sociali, crisi economiche, conflitti interni, rivoluzioni, proteste, scioperi e altre forme di disordine civile possono compromettere in modo temporaneo o permanente la capacità di Eni di operare in condizioni economiche in tali Paesi, nonché di assicurarsi l’accesso alle riserve di idrocarburi e l’approvvigionamento di gas. Altri rischi connessi all’attività in tali Paesi sono rappresentati da: (i) mancanza di un quadro legislativo stabile e incertezze sulla tutela dei diritti della compagnia straniera in caso d’inadempienze contrattuali da parte di soggetti privati o Enti di Stato; (ii) sviluppi o applicazioni penalizzanti di leggi, regolamenti, modifiche contrattuali unilaterali che comportano la riduzione di valore degli asset Eni, disinvestimenti forzosi ed espropriazioni; (iii) restrizioni di varia natura sulle attività di esplorazione, produzione, importazione ed esportazione; (iv) incrementi della fiscalità applicabile; (v) conflitti sociali interni che sfociano in atti di sabotaggio, attentati, violenze e accadimenti simili; (vi) difficoltà di reperimento di fornitori internazionali in contesti operativi critici; (vii) complessi iter di rilascio di autorizzazioni e permessi che impattano sul time to market dei progetti di sviluppo. Ferma restando la loro natura imprevedibile, tali eventi possono avere impatti negativi sui risultati economico-finanziari attesi di Eni. Data l’entità delle riserve di Eni situate in tali Paesi, la Compagnia è particolarmente esposta a questo tipo di rischio. Eni monitora periodicamente i rischi di natura politica, sociale ed economica dei circa 60 Paesi dove ha investito o intende investire, al fine della valutazione economica-finanziaria e della selezione degli investimenti di cui il rischio Paese è parte integrante.

In Africa Settentrionale è localizzato circa il 28% delle riserve certe di Eni alla data del Bilancio 2013. Diversi Paesi in quest’area e in aree limitrofe del Medio Oriente stanno attraversando, a partire dal periodo al quale si riferisce con il termine “Primavera Araba” nel 2011, una fase di estrema instabilità politica e sociale che ha portato a cambiamenti di governo, tensioni interne, disordini e conflitti con pesanti ripercussioni sull’attività economica. Il grado di stabilità del quadro socio-politico di tali Paesi continuerà a costituire un fattore di rischio e d’incertezza per il futuro prevedibile.

Nell’attuale momento storico la Libia è uno dei Paesi a maggiore rischio per Eni a causa della perdurante fase d’instabilità interna che ha fatto seguito alla rivoluzione civile del 2011, talvolta da comportare interruzioni precauzionali delle nostre attività industriali. Nel corso del 2013 la performance operativa Eni è stata penalizzata in maniera rilevante da una lunga serie di eventi di forza maggiore riconducibili a scioperi, proteste, tensioni sociali che hanno costretto Eni a sospendere completamente per alcuni giorni nella parte finale dell’anno l’attività presso l’importante sito di Mellitah e a chiudere il gasdotto Greenstream. Ricordiamo che il Gruppo è impegnato nel pieno ripristino del plateau produttivo nel Paese (assumendo tale l’anno 2010 con 273 mila boe/giorno) dopo la rivoluzione del 2011 a causa della quale la Società fu costretta a sospendere la quasi totalità delle attività operative e le esportazioni di gas per un periodo di circa 8 mesi con pesanti ripercussioni sui volumi e i risultati operativi di quell’esercizio. Nel 2013 gli impianti Eni in Libia hanno erogato 228 mila boe/giorno con una flessione dell’11,6% rispetto al 2012.

Anche la situazione interna dell’Egitto appare complessa, soprattutto dal punto di vista finanziario, mentre in termini di operatività non si sono mai verificate interruzioni nell’attività produttiva Eni nel Paese.

A questi temi si aggiungono i rischi geopolitici connessi ai rapporti tra l’Occidente e alcuni Paesi del Medio Oriente, oggetto di sanzioni da parte degli USA e dell’UE. La presenza Eni in Iran è ormai marginale, limitata al completamento di un contratto petrolifero in vista del trasferimento delle operazioni al partner iraniano (giacimento di Darquain). Eni ritiene che tale attività residua e l’import di greggio iraniano per il rimborso dei crediti in essere verso controparti di Stato non rappresentino violazioni delle leggi USA e delle risoluzioni UE volte a colpire l’Iran e chiunque conduce affari in Iran o con controparti iraniane.

Altro Paese a rischio per Eni è la Nigeria dove da alcuni anni avvengono continui atti di sabotaggio, furti, attentati alla sicurezza e altre forme di danni che coinvolgono le installazioni produttive della Società in particolare nell’area onshore del Delta del Niger. L’intensificarsi di questo tipo di eventi e la loro ricorrenza ha compromesso quasi del tutto la capacità del Gruppo di condurre in sicurezza le attività petrolifere in tali zone.

Complessivamente, Eni ha stimato una perdita di produzione di circa 110 mila boe/giorno a tutto il 2013 a causa degli eventi descritti, in particolare, in Libia, Nigeria e Algeria riconducibili al rischio Paese.

L’incertezza circa l’evoluzione a breve/medio termine del quadro socio-politico in Libia e il venir meno delle condizioni di sicurezza in Nigeria hanno indotto il management ad adottare ipotesi prudenziali nella proiezione dei livelli produttivi Eni in questi due Paesi che sono previsti sugli stessi livelli del 2013 per i prossimi due anni.